Chiesa del Rosario

 

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Scendendo a piedi attraverso il giardino sottostante al castello, o in macchina, dopo qualche curva, si è subito innanzi alla Chiesa del Rosario, settecentesca, in marcato stile barocco.

Espressione tipica dell’architettura settecentesca, la bella chiesa del Rosario s’accosta con la sua eleganza un po’ ricercata all’ antichissima piazza del Seggio, che rispecchia nel titolo il ricordo dell’ esercizio d’una relativa autonomia amministrativa, di cui Rende fu tuttavia gelosa custode. Eretta nel 1779 dai fratelli Raffaele e Giuseppe De Bartolo 4, fecondi quanto sperimentati artisti indigeni, i quali sentirono in misura determinante l’influenza della corrente artistica napoletana, essa ostenta un prospetto esterno a tre facciatelle interamente in pietra tagliata nelle cave di Mendicino, di cui la mediana alquanto arretrata rispetto alle due laterali. Il portale con arcata a sesto ribassato e con profuse decorazioni a fogliame sulla sommità è sovrastato da un vuoto finestrato riccamente ornato sul frontespizio. 

Ripartite in ugual numero nelle facciatelle laterali delimitate da due coppie di lesène completate da capitelli corinzi, risaltano quattro nicchie a conchiglia concava (il simbolo del barocco, che ritorna abbastanza frequentemente nelle opere realizzate nel Settecento a Rende). L’abbondanza delle decorazioni del prospetto culmina nel fastigio impreziosito dal pronunziato cornicione mistilineo della cimasa. Il movimento determinato dalla variata sistemazione delle parti sporgenti, l’appropriata distribuzione dei pieni e dei vuoti, il gioco delle cornici che s’interrompono e si riaccostano, s’incurvano e si raddrizzano, creano effetti chiaroscurali e plastici di notevole efficacia. 

Si tratta di un edificio di costruzione tardo-barocca, risalente al 1677, ma probabilmente edificato sulla pianta di una struttura preesistente di cui non si hanno che pochi e vaghi riferimenti. Rimaneggiata in più occasioni, la Chiesa del Rosario assunse l’aspetto attuale a fine Settecento, allorché venne ristrutturata l’ampia facciata. E’ questa, infatti, a presentare le più chiare ascendenze barocche della costruzione: realizzata interamente in tufo di Mendicino, presenta nicchie decorative con copertura a conchiglia ed è suddivisa in due livelli e in tre parti rispettivamente da lesene dai capitelli compositi e da un grosso cornicione. Il livello inferiore è dominato dall’imponente portale, mentre quello superiore vede al centro la presenza di un’ampia finestra dai vetri decorati.

 Fu eretta nel 1779 dai fratelli Raffaele e Giuseppe De Bartolo e presenta una interessante facciata in pietra intagliata delle cave di Mendicino. La progettata cupola che doveva sovrastarla, non fu mai costruita perché ostruiva la visuale del castello del marchese. Fu egli stesso a proibirne l’esecuzione. L’interno è ad una sola navata e conserva un pittoresco presepe. Tra le opere d’arte vi sono I Misteri della fede (L’Assunzione, L’Incoronazione della Madonna, L’Annunciazione, L’Ascensione, e La Resurrezione) eseguiti nel 1784, posti nella volta della navata ed attribuiti al Santanna. A destra, entrando, statua della Madonna del Rosario; segue un dipinto ad olio su tela raffigurante San Vincenzo Ferreri d’autore ignoto del ‘700 come pure un Gesù nell’orto e la Discesa dello Spirito Santo entrambi in Sagrestia.

Nella navata sinistra, si ammira un dipinto del Greco che ritrae le Pie Donne. Sull’altare Maggiore, in una bella cornice settecentesca in legno intagliato e traforato, è posto un dipinto della Madonna del Rosario tra San Domenico e Santa Caterina. Prima dell’altare, adagiate per terra, vi sono le statue di San Giacinto e San Vincenzo Ferreri. In alto, nella cupola, affreschi di San Giacinto, Santa Caterina, Santa Teresa e San Tommaso. Filtrano la luce esterna quattro finestre con vetri dipinti raffiguranti rispettivamente: la Madonna del Rosario con San Domenico, La Madonna del Rosario con San Domenico e Santa Caterina, Il Transito di San Giuseppe, La discesa dello Spirito Santo. Nella cantoria, un organo della fine del ‘700 di Carlo Mancini. Sul soffitto della cantoria, dipinto che raffigura la Madonna del Rosario e San Domenico, eseguito dal Greco nel 1932.

 

Lo spazio interno è a navata unica e ricco di ornamenti che rimandano a quelli esterni: un bell’esempio di ciò è costituito dai capitelli delle semicolonne in stile composito che reggono il cornicione, decorati con foglie d’oro. Levando lo sguardo verso l’alto potrete ammirare i dipinti del Santanna che impreziosiscono la volta in un insieme di fregi e decorazioni certamente abbondante. Molto caratteristiche sono anche le statue di scuola napoletana del XVIII secolo, l’organo a canne e il pulpito in legno dello stesso periodo. La Madonna del Rosario a cui è intitolata la Chiesa di Rende è raffigurata nella pala dell’altare maggiore e in una statua seicentesca adornata di una preziosa veste interamente intarsiata. Se passate da queste parti nel periodo natalizio non perdete il presepe di statuine settecentesche dono della nobildonna Teresina Magdalone. 

L’interno, organizzato in una sola, vasta navata, è decorato con grande profusione di stucchi lustri, di cornici sovrapposte, di lesène capitellate ed offre alla vista il bell’altare in marmi variegati del presbiterio, sormontato da una ricchissima  CORNICE (*) lignea dorata coeva alla fabbrica, opera d’intagliatori roglianesi, la quale presenta, oltre ad una qrande profusione d’intagli in alto, in basso rilievo e a giorno, quindici dipinti a forma di cuore con la riproduzione dei misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi del SS, Rosario, Essa è mantenuta al posto di sempre, nonostante sia stata privata ad opera d’ignoti saccheggiatori di un notevole dipinto ad olio su tela delle dimensioni di m 1,55 X 1,05 che v’ era inquadrato, creazione pregevolissima – segnatamente per l’alta qualità del colore – attribuita al napoletano Francesco De Mura e raffigurante la MADONNA DEL ROSARIO E SANTI (sec. XVIII)(*), 

 Sulla destra della luminosa navata troneggia un magnifico PERGAMO (*) portatile lavorato in legni diversi, intagliato ed intarsiato con rara perizia e molto buon gusto settecentesco dall’ebanista Gabriele De Paola, e nella sagrestia si staccano dalle pareti gli elementi del grande ARMADIO (*) in legno di noce finemente lavorato ad intarsio, opera dell’ artista medesimo,  

Impostata all’incrocio della navata col transetto, s’innalza una bella CUPOLA  a pianta circolare e forma ovoidale, coronata da una lanterna ottagonale finestrata, la quale convoglia verso l’interno grandi getti di luce che sottolineano l’armonia
del vasto organismo architettonico. Di proprietà della chiesa è pure uno splendido PRESEPIO, generoso dono elargito nella seconda metà del secolo scorso dalla signora Teresina Magdalone, che vien montato con amorosa cura nella ricorrenza del Natale sul lato sinistro della navata, Esso, oltre ad offrire un’ambientazione della Natività particolarmente efficace e pertinente, mediante la posa in opera della speciale pietra calcarea locale detta volgarmente”petra ‘j Rattuli” 6, è animato da tutto un fantastico popolo di pastori, di massaie, di artigiani, di venditori ambulanti, di negozianti lillipuziani con la testa in terracotta policroma dove risaltano piccoli e vivacissimi occhi smaltati, nonché modellati sin nei minimi particolari ed addobbati con abiti in tessuti naturali, oltre che provvisti di tutti gli accessori abituali, riprodotti con tanta fedeltà da sembrare veri. 

Molte delle statuette che animano il complesso rievocativo, sono autentiche opere d’arte di buona bottega napoletana settecentesca e quindi di un valore antiquario non indifferente, mentre alcune altre, di epoca recente, sono il risultato dell’impegno appassionato di artisti locali, tra cui Giovanni Greco e Achille Capizzano. 

 

Opere principali:

  • Serie di 5 dipinti olio su tela “Misteri della Fede” (Cristoforo Santanna), 1784
  • “L’Annunciazione”(m 1,30×0,80): Rappresenta l’annuncia dell’Arcangelo Gabriele alla Madonna
  • “La Resurrezione” (m 1,30×0,80). E’ il dipinto del passaggio della vita di Gesù dalla vita terrena a quella ultraterrena.
  • L’ Ascensione” (m 1,30 x 0,80). Qui si vede la salita al cielo di Gesù quaranta giorni dopo la resurrezione.
  • “L’Assunzione” (m 1,30 x 0,80). Rappresenta l’ascesa al cielo di Maria alla fine della sua vita.
  • “L’Incoronazione” (m 1,30 x 0,80). Rappresenta l’imposizione della corona sul capo della Madonna come riconoscimento della sua qualità di madre di Cristo.

 

  • “San Vincenzo Ferreri”; ( Ignoto meridionale) sec. XVIII, tela (m 2,00x 1,28)

In quest’opera il Santo viene ritratto con un libro aperto nella mano sinistra  e con l’indice della destra alzato verso il cielo. In alto a destra un angelo suona le trombe, ma è proprio il frate dominicano a dominare la scena del quadro.

 

  • “Gesù nell’orto”; (Ignoto meridionale) 1704, tela (m 1,68×1,17). Ambientato nell’orto degli ulivi pone in evidenza la grande sofferenza di cui è gravato Gesù per gli avvenimenti che avranno luogo di lì a poco. Arriverà li infatti Giuda che con un bacio lo tradirà e lo consegnerà agli sbirri. Gli sprazzi di luce che permettono di distinguere la scena ed i personaggi che l’animano, si pongono in alto contrasto con l’oscurità. Gli angeli sono ritratti in maniera tenue e non finita, mentre il Cristo e gli apostoli sono resi con colori fissi.

 

Fonte:

G. Giraldi – Le Chiese di Rende