Chiesa di S. Francesco d’Assisi o S. Maria delle Grazie – Ex Convento
La cinquecentesca chiesa di S. Francesco d’Assisi con l’annesso complesso conventuale dei Minori Francescani Osservanti – di cui restano visibili i resti del pittoresco CHIOSTRO, sulle cui pareti risaltano ancora gli sbiaditi avanzi degli affreschi che un tempo vi figuravano unitamente alle ricche decorazioni eseguite nel 1740 da Francesco Pellicore da Castrolibero – appare densa di misticismo monastico e si erge eminente per mole ed importanza, pur nella misurata eleganza architettonica che richiama l’umiltà del credo francescano. Dall’insieme del vasto fabbricato, una volta animato da teorie di frati salmodianti, traspira un’aura di pace riposta e di serenità, che riconforta ed invita al permette l’accesso al tempio, il quale nell’interno rivela una sola, vasta navata fiancheggiata da una serie di cappellette incluse sotto antichi archi, resti insieme a pochi altri di vetuste memorie.
A destra dell’ingresso principale, la chiesa è affiancata dal vastissimo fabbricato del vecchio convento, i cui numerosi locali – opportunamente restaurati e ammodernati – sono stati usati dall’Università della Calabria come Centro convegni e foresteria, accogliendo studiosi d’ogni parte che vi convengono periodicamente per confrontarsi sui problemi che travagliano il mondo e prospettare le soluzioni più idonee; ricollegandosi COSI idealmente, sia pure in diversa maniera, con quel che fecero i buoni frati che si succedettero nel tempo alla conduzione del complesso monastico. Dei monaci del convento, infatti, non si può non ricordare la fervida attività di miglioramento ambientale e benefico-assistenziale a favore della popolazione locale, sia per quanto riguarda l’istruzione e l’educazione dei giovani, sia per ciò che si riferisce all’ aiuto tangibile porto con vivo sentimento di carità francescana nel corso delle calamità naturali, delle pestilenze, delle incursioni piratesche e degli altri eventi dannosi che nei periodi pi ù torbidi della storia locale s’abbatterono senza risparmio sulla gente del posto.
La costruzione, iniziata nel 1525, venne inaugurata nel 1533 dopo l’approvazione pontificia dell’anno precedente. Ma già nel 1569 un terremoto sconvolse la struttura dell’edificio che venne ancor più danneggiato dall’altro i sisma del 1638, più funesto del precedente. La ricostruzione avvenne nel 1647, come testimonia una lapide murata nel chiostro. I napoleonidi soppressero il convento nel 1809 e i Borboni consentirono la sua riapertura all’indomani della Restaurazione. Ma, nel 1867, la presenza dei Frati Minori veniva definitivamente cancellata ed i loro beni incamerati dal comune.
L’ex convento, utilizzato come foresteria e come centro convegni dell’Università della Calabria fino agli inizi del 2000, presenta ancor oggi un bel chiostro a pianta quadrata, un portico con volte a crociera e un pozzo al centro. Le pareti furono decorate da Francesco Pellicore da Castrolibero nel 1740, con 17 affreschi che’ rappresentano le opere della santità francescana. Nell’affresco deteriorato dipinto sulla porta che dal chiostro conduce in sagrestia, è raffigurata la Vergine in atto di proteggere la città di Rende.
Galleria Immagini
L’interno della chiesa si presenta sontuosamente decorato in stile barocco. Vi si possono ammirare: L’apoteosi dell’Immacolata del 1797 (soffitto ligneo della navata rifatto dopo il 1783) nel quale è raffigurato, appunto il trionfo dell’Immacolata tra un gruppo di angeli e santi, tra cui — come nota Fedele Fonte — il “dottor sottile” B. Giovanni Duns Scoto che, nel XIII secolo, difese il dogma dell’immacolato concepimento di Maria, seguito, nei secoli, da tutta la scuola francescana; il maestoso dipinto (m.3 x 6) è opera di Cristoforo Santanna. Allo stesso artista appartiene anche La Pietà (primo altare di destra), e La Via Crucis (serie di quattordici quadretti rappresentanti la passione di Cristo). Sul secondo altare di destra è posto un dipinto che ritrae l’apparizione di San Michele Arcangelo a San Francesco di Paola e a San Gennaro. Sul terzo altare di destra, notiamo: La Madonna col Bambino tra San Vincenzo e San Pietro d’Alcantara. Vi si ammira inoltre L’Apparizione del Bambin Gesù a San Francesco d’Assisi e a Sant’Antonio da Padova; queste ultime tre opere appartengono ad artisti anonimi del ‘700. In questa chiesa sono inoltre custodite: Una Madonna del Rosario, L’Incoronazione di Maria, entrambi oli su tela. Poi, alcune opere del Magli, artista rendese contemporaneo, che rap- presentano episodi del Nuovo Testamento, e l’Ordine delle Clarisse, eseguito nel 1953. Un dipinto che raffigura La Madonna col bambino, è ora conservato presso la curia provinciale dei frati minori.
Sull’altare Maggiore, che prima del sisma del 1788 era in legno, anticamente era posto un dipinto raffigurante la Madonna delle Grazie opera di un illustre artista seicentesco, forse Francesco Calandria; al suo posto venne inserita una bellissima “Immacolata” attorniata da sette angeli ed eseguita intorno al 1743 da Francesco De Mura da Napoli, discepolo del Solimena. Lo stesso altare, sempre secondo Padre Fonte, nel XVI sec. ospitava una bella statua della Madonna col Bambino in braccio eseguita da un allievo del Cagini. In fondo alla chiesa, in due apposite nicchie, erano custodite due statue: una marmorea che raffigura Sant’Antonio da Padova, è opera settecentesca; l’altra, in legno, raffigura San Pasquale di Baylon e fu regalata ai frati dal Marchese della Valle nel 1595. Vi sono inoltre, alcune statue di cartapesta: Cristo Risorto, Madonna col Bambino del 1924, L’abbraccio del Crocifisso a San Francesco d’Assisi del 1957, Santa Maria Goretti del 1952, San Francesco di Paola. Una statua dell’Immacolata ed una di San Francesco di Paola, invece, sono in legno.
Dal 2007 l’edificio accoglie un drappello di suore clarisse contemplative, provenienti dai Monasteri clariani di Sicilia.L’ingresso ufficiale è avvenuto il 10 febbraio 2007, con una solenne celebrazione presieduta dall’Arcivescovo S. E. Mons. Salvatore Nunnari, il quale, accogliendo le clarisse nella sua diocesi, ha augurato di essere “un faro luminoso su questo monte”.
Opere principali:
- “La Madonna col Bambino tra San Vincenzo Ferreri e San Pietro D’Alcantara” (Ignoto meridionale) sec. XVIII tela, (m 2,38×1,50). Il dipinto celebra la glorificazione della Madre di Dio, qui raffigurata su uno sfondo di cielo col Bambino stretto al seno ed affiancata da San Vincenzo Ferreri alla sua sinistra, cui dona la corona del Rosario e da San Pietro D’Alcantara, come a voler percorrere l’atroce tormento della Crocifissione e le sofferenze del Golgota. Lo stile dell’opera, alquanto sobrio, è fondato sull’espressione classica delle figure e sul realismo ascetico popolaresco.
- “La Pietà” (Cristoforo Santanna) sec: XVIII tela, (m 2,38×1,50). Il Santanna in questa opera rappresenta il momento della “Pietà” in cui il corpo di Gesù, viene deposto con riverente pietà sul grembo dell’addolorata Madre. Dominante è la figura del corpo di Gesù, smagrito per il supplizio orrendo cui è stato sottoposto. In alto, contro un cielo coperto di nuvole, si stacca il rozzo patibolo del Calvario ancora grondante di sangue innocente, cui fanno corona alcuni angeli in atteggiamento d’attonita incredulità e di preghiera. Fortemente rilevante e ravvicinate le une alle altre, sono le tre Marie (la Madre, Maria Maddalena e Maria di Cleofa) e Salomè, che conferiscono unità alla composizione. Violenti sono invece i contrasti di luce e di colore, che esaltano zone d’ombra profonde e che accendono la drammaticità della scena.
- “L’Immacolata tra due angeli” (Francesco De Mura) sec. XVIII tela (m2,80×1,70). Qui l’Immacolata Vergine è raffigurata vestita di rosa e coperta da una mantello azzurro. Attorniata da angeli è ritratta nel momento in cui calpesta lo spirito del male. In alto, centrale, vi è la colomba che incarna lo Spirito Santo. La tela è ravvivata dal volo di angeli che creano il movimento nell’opera e dai colori che creano momenti di suggestione.
- “L’Apoteosi dell’Immacolata” (Cristoforo Santanna) 1797 tela (m 7,00×3,00). Questo quadro fu commissionato al Santanna dai frati del convento. Si celebra l’Immacolata che si alza su uno sfondo di cielo tra angeli fluttuanti e testine alate. A destra c’è l’Eterno Padre nella maestà dell’imperio e lo Spirito Santo rappresentato da una colomba. In basso a sinistra spicca l’immagine di Giovanni Duns Scoto, uno dei massimi rappresentanti del pensiero scolastico. Altri personaggi non identificati affollano la tela, tra cui due condannati e una donna che reca un ramo d’ulivo e si affianca ad un guerriero, che stringe nella mano sinistra delle lingue di fuoco. L’opera è considerata una delle migliori del Santanna, soprattutto per quello che riguarda il concetto di movimento, di colore e di effetti chiaroscurali.
Fonte:
G. Giraldi – Le Chiese di Rende